La figlia del pescatore di perle

 


Yakamoz, aspettava il vecchio padre sul ponte che divideva in due la città, le abitazioni più vicine alla cattedrale di Santa Sofia erano abitate da cristiani, le abitazioni oltre il ponte di Galata erano del popolo mussulmano. Il Sultano aveva fatto legare le campane della cattedrale, era la voce del Muezzin a riempire l'aria della città al tramonto e all'alba.
Quel giorno Yakamoz ascoltò per la prima volta nella sua vita il suono delle campane che proveniva dalla grande Chiesa, rabbrividì, più volte le avevano raccontato le sventure che in passato quel suono aveva portato alla città e ai suoi abitanti.
Mustafa, il mercante, si avvicinò alla ragazza, spingendola lontano dal ponte e raccomandandole di chiudersi in casa, qualcosa in città era cambiato.
Yakamoz, che amava suo padre con tutto il suo cuore non riuscì a tornare a casa senza prima trovare l'anziano genitore.
Percorse le vie del quartiere vecchio, fino al palazzo del Sultano.
 Murat, il pescatore di perle, ogni sera si recava al palazzo del Sultano per vendere ciò che il mare gli aveva generosamente donato.
Le perle più grandi e perfette venivano acquistate dal gioielliere di palazzo, ogni moglie o concubina del Sultano conosceva la qualità e la bellezza delle perle di Murat.
Il pescatore di perle corse incontro alla giovane figlia, con il pescato del giorno ancora intatto nel sacchetto appeso alla cintura.
:- Perchè non sei a casa?
:- Ero preoccupata per la tua sorte padre, ho sentito le campane suonare e ...-
:- La città è stata assediata, il palazzo del Sultano è inaccessibile a chiunque.
Murat e la bellissima figlia corsero più veloce che potevano lontano dal palazzo cercando rifugio nel labirinto di vicoli e case della città vecchia.
Per giorni e giorni nessuno ebbe il coraggio di lasciare la propria abitazione, finchè le provviste finirono e Murat così come altri pescatori e mercanti decisero che piuttosto che morire di fame sarebbero andati al palazzo e scoperto cos'era davvero accaduto qualche giorno prima.
Murat, fu ricevuto dal gioielliere che sottovoce gli raccontò che a palazzo ora c'era un nuovo Sultano, un fratello illegittimo del vecchio Sultano che con l'inganno l'aveva avvelenato e ora godeva di ogni sorta di ricchezza e devozione.
Il pescatore di perle barattò le più belle con del pesce e della frutta fresca, poi tornò a casa ancora confuso dal racconto del gioielliere.
Murat, presto tornò in mare, i mercanti riaprirono i banchi che animavano l'antico quartiere, nessuno conosceva la sorte del loro amato Sultano, sapevano solo che il nuovo Sultano chiedeva un dazio ogni volta che si voleva attraversare il ponte per raggiungere la città nuova.
Il pescatore di perle pagò la tassa e come ogni sera raggiunse il palazzo, aveva solo una perla nel sacchetto appeso alla cintura, ma era una perla nera, rara e preziosa. Solo un tipo di ostriche riusciva a produrre quella perla, e la creazione richiedeva al mollusco tempi lunghissimi.
Quando il Sultano vide al collo della sua concubina preferita la perla nera volle conoscere il pescatore, fu così che Murat fu convocato a palazzo e ricevuto dal Sultano.
:- Mi dovrai portare una perla nera ogni sera prima del tramonto, altrimenti all'alba verrai arrestato e condannato a morte per tradimento!
Il vecchio pescatore provò inutilmente a spiegare :- Mio Signore, le perle nere sono rarissime, in quarantanni di pesca sono riuscito a vederne solo due!
Il Sultano congedò Murat, che disperato fece ritorno a casa.
:- Figlia mia, presto verranno ad arrestarmi e mi condanneranno a morte, tu rimarrai sola, la tua dote ti procurerà un marito onesto se saprai scegliere.
:- Padre, perché dovrebbero arrestarti?
:- Il Sultano mi ha ordinato di portare a palazzo una perla nera ad ogni tramonto, se non riuscirò a farlo mi condanneranno a morte per tradimento, non potrò mantenere fede a questa richiesta e la mia morte sarà inevitabile.
Yakamoz pianse insieme al vecchio padre quella notte e quando l'anziano genitore si addormentò si recò sulle rive del mare per chiedere aiuto e conforto alle onde, il riverbero della luna sull'acqua improvvisamente si increspò e una meravigliosa creatura emerse dal profondo del mare.
:- Le tue lacrime giovane donna mi hanno chiamato in superficie, perchè piangi?
Yakamoz raccontò la sventurata sorte del suo amato padre e la donna con la coda di pesce raccolse le lacrime della giovane figlia fra le mani e soffio un alito caldo su quelle gocce salate che furono trasformate in nere perle iridescenti.
:- Le tue lacrime d'amore hanno salvato la vita a tuo padre, ma ogni magia richiede un sacrificio, per ogni perla che Murat donerà al Sultano, tu dovrai rinunciare ad un anno della tua vita.
Yakamoz avvolse le perle in un fazzoletto di seta e ringraziò profusamente la generosità della meravigliosa creatura.
:- Ricorda il patto giovane donna, ogni perla donata al Sultano è un anno in meno che potrai vivere!
La donna con la coda di pesce si immerse nelle acque lasciando una leggera spuma sulla superficie del mare.
Yakamoz, tornata a casa, depose una pela nera sotto il cuscino dove l'animo rassegnato dell'anziano genitore riposava, così fece ogni giorno, e ogni sera Murat portava la preziosa perla al Sultano.
Il vecchio pescatore non sospettava che era la figlia a compiere ogni notte quel miracolo, semplicemente ringraziava la buona sorte che gli permetteva di vivere ancora un giorno.
Yakamoz, intanto, invecchiava, ogni giorno la sua pelle perdeva il turgore della gioventù, la sua voce si faceva più roca, le ossa più doloranti. 
Dopo venti giorni Yakamoz appariva appassita e malaticcia, tanto che il vecchio padre iniziò a sospettare che l'amata figlia avesse qualche strana e rara malattia.
:- Figlia mia che sta succedendo? perchè la tua schiena è così curva ed i capelli sono così velocemente ingrigiti? Ti porterò dal medico del Sultano lui saprà curarti!
Come era prevedibile neanche il medico del palazzo poté curare la vecchiaia che ogni giorno diveniva più crudele e assediata il corpo di Yakamoz, mentre lei continuava ogni notte a donare una perla nera al padre così che lui potesse vivere anche quel giorno.
Al quarantesimo giorno ormai non esisteva più la giovane figlia del pescatore di perle, Yakamoz che sentiva avvicinarsi la morte, raccolse le perle rimaste in un sacchetto e le depose sotto il giaciglio del padre, scrisse un saluto e raccontò in quella lettera il suo sacrificio così che il padre non la cercasse inutilmente.
Yakamoz fu vista l'ultima volta curva e vecchia sulle rive del mare, in una notte di luna piena divenne scia di luce sulle onde.
Il vecchio pescatore di perle visse ancora a lungo e dedicò la sua vita a raccontare l'amore di quella figlia, tanto che la storia di Yakamoz divenne nota in tutta la città e diede il nome al riflesso della luna sulle onde del mare. Ancora oggi la parola Yakamoz, ha questo significato.

Emanuela Pacifici

* questa leggenda nasce esclusivamente dalla mia fantasia, ma la parola Yakamoz indica davvero il riflesso della luna sul mare, anche non potendo essere tradotta letteralmente. 






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