Racconto del Solstizio * Madre Natale e il Canto dell'Inverno* come seguire la propria vera natura e non morire congelati.

wendy andrew solstice stillness



Era il tempo del riposo.
Da prima che memoria umana ricordasse, ogni anno, poco prima che il manto incantato della neve congelasse alberi, arbusti, case e nidi, ogni essere che abitava i boschi tendeva orecchie, antenne, coda e baffi per sentire il richiamo di Madre Natale.
La chiameremo così, perchè il suo nome vero e antico è per noi troppo misterioso per essere pronunciato.
Il profumo della neve aleggiava già sopra il bosco, fra le vette degli abeti, bussava alle tane fra i rami o si infiltrava leggero ma potente nelle buche scavate sotto l'umida terra.
Tutti accorrevano al richiamo di Madre Natale, tranne chi per natura e conformazione era in grado di affrontare l'inverno senza ricorrere al riposo e al lungo sonno.
Fu così, come sempre, quell'anno. 
Più che un canto era un fremito, arrivava sotto le spesse pellicce, fra le piume o le squame.
Madre Natale soffiava il suo alito caldo, appena prima che i venti gelidi dell'inverno abbracciassero ogni cosa vivente, le sue volpi dal manto argentato e le civette delle nevi correvano nei boschi e si libravano sopra le pianure, per portare il messaggio ovunque e non lasciare nessuna creatura senza casa in balia del gelo.
Chi non aveva una tana adeguata, chi non era riuscito a costruire un nido in tempo, sapeva che avrebbe trovato riparo e conforto seguendo il richiamo delle civette o le orme delle volpi.
La famiglia numerosissima dei topi, che occupava gran parte del terreno sotto il villaggio ai margini del bosco, non si scompose neanche un pò quando senti arrivare il fremito dell'inverno, avevano fatto scorta di cibo e nessuno si preoccupava del gelo, tranne uno, un solo roditore fra migliaia sentì profondamente il desiderio di seguire le orme delle volpi.
Si guardò intorno cercando di capire cos'era quell'impellente bisogno di uscire dalla tana per seguire quel richiamo, nessuno sembrava accorgersi di niente.
Non era un bisogno, non un semplice bisogno, tutto il piccolo corpo era pronto e sembrava non poter ignorare il fremito che lo spingeva ad uscire e lasciare la sua famiglia.
:- Non sentite che dobbiamo andare? 
Chiese agli altri topi affaccendati ad ammassare ogni sorta di cibo e cianfrusaglie trovate in giro in un angolo della tana.
:- Che succede, perchè ve ne state tutti tranquilli ? Non capite che siamo in pericolo?
:- Pericolo? Perchè dovremmo essere in pericolo? Non preoccuparti, qui siamo al sicuro.
Eppure, lui sentiva di non essere al sicuro, il richiamo di Madre Natale continuava a fremere nel suo corpo e allarmare ogni pensiero.
Si avvicinò all'uscita della tana e il richiamo si fece sempre più prepotente.
:- Dove vai? sei impazzito? - chiesero in coro i suoi fratelli
:- Morirai congelato o peggio ancora di fame! 
Possibile che quella voce calda e dolce che lo invitava ad uscire la sentisse solo lui?
:- Devo andare, non riesco a pensare ad altro, devo seguire le orme delle volpi.
:- Delle volpi? ti mangeranno!!
Ogni topo presente nella tana incuriosito dal buffo comportamento si avvicinò allo strano animale che proprio nel momento più freddo dell'anno voleva sfidare il gelo e uscire dalla tana.
Il più anziano topo della colonia mise fine a quell'improvvisata assemblea
:- I topi non sentono il richiamo dell'inverno, non abbiamo bisogno di scappare per nasconderci chissà dove. Tornate tutti ai vostri lavori e tu che pensi di essere diverso da noi, esci pure, segui le volpi ma non provare a tornare qui se il gelo e la neve ti sorprenderanno. Questa non sarà più la tua casa.
Il piccolo roditore tornò alle sue mansioni, si costrinse a non sentire il fremito, ignorò il gelo che iniziava a far formicolare le sue zampette, semplicemente cercava di imitare gli altri topi, era un topo dopotutto!
Scese la notte e la colonia si radunò come tutte le sere per dividere con parsimonia le scorte di cibo accumulate, così come per il richiamo delle volpi, nessuno sembrò udire le civette delle nevi che con il loro canto stridulo radunavano tutte le creature dei cieli.
Il piccolo roditore iniziò a tremare, nessuno tranne lui sentiva l'urgenza di seguire il richiamo, nessuno aveva la sensazione di morire congelato, eppure una strana malattia sembrava essersi impossessata del suo corpo; il freddo, la neve, il gelo che piano piano coprivano il mondo di sopra erano per lui ( e solo per lui) segni terribili di un'imminente catastrofe, se non avesse trovato il modo di ripararsi avrebbe rischiato la vita.
Alle volte però, fa meno paura morire congelati che uscire dalla tana, affrontare un mondo sconosciuto e seguire un richiamo che nessun'altro sembra sentire.
Così lo strano topo finse fino in fondo di non sentire e terminata l'assemblea serale si rifugiò nel piccolo giaciglio che aveva creato in un angolo della tana e pregò che con il sonno la strana malattia lasciasse il suo corpo e la sua piccola mente.
La notte fu la più fredda che avesse mai vissuto nella sua giovane vita e insieme al tremore comparvero mille paure, perchè era diverso da tutti? Cosa sbagliava? Perchè gli altri non sentivano lo stesso bisogno? In un mondo di topi chi non si comportava da topo era sbagliato, ma quello davvero era l'unico mondo possibile?
Così appena sorse il sole, il piccolo roditore stremato dal freddo e dalla notte insonne decise che l'unico modo per sopravvivere era uscire allo scoperto e seguire il richiamo.
Le orme delle volpi erano ancora visibili sul terreno gelato, la prima neve iniziava a scendere dal cielo bianco solcato dal volo delle ultime civette, ogni creatura intorno a lui si muoveva lentamente verso un punto invisibile eppure tutti lì sentivano il canto dell'inverno, il piccolo roditore nonostante la paura e il freddo finalmente non si sentì più solo e strano.
Dopo molto camminare e molto nascondersi da quelli che erano per loro natura predatori, il piccolo roditore scorse quella che sembrava una piccola famiglia di topi che seguivano le orme lasciate dalle volpi.
Si avvicinò ai suoi simili pieno di timore e con un filo di voce chiese 
:- Anche voi sentite il canto dell'inverno? La voce di Madre Natale? 
:- Certo fratello, e tu dove hai passato l'estate? come mai non ti conosciamo?
:- Ero con la mia colonia ma loro non sentivano questo richiamo, hanno detto che i topi non lo sentono...
:- Infatti è così, ma tu non sei un topo, sei un criceto e noi dobbiamo raggiungere Madre Natale per non morire congelati durante l'inverno.
Non era un topo, non era mai stato un topo, in un mondo di topi convincersi di essere un topo anche non essendolo è molto facile, la cosa davvero difficile è riconoscere la propria diversità e rischiare la vita per trovare i propri simili.
Ecco che il piccolo roditore finalmente insieme alla sua vera famiglia raggiunse il rifugio di Madre Natale che accoglieva con il suo soffio caldo tutte le creature infreddolite e affamate della Terra.

Che siate topi o criceti, se in un particolare momento della vostra vita, quando vi sembra di stare per morire congelati, drizzate le orecchie, ascoltate il richiamo e seguite la vostra vera natura anche se tutto il mondo intorno a voi non sente.
Non distraetevi, non indugiate troppo, non permettete al gelo di arrivare al cuore, è con quello che si ascolta veramente e si riconosce la direzione.
Buon Solstizio, che il Canto di Madre Natale vi raggiunga ovunque voi siate.

Emanuela Pacifici


Commenti

  1. L'ho letto proprio nel momento in cui ne avevo bisogno. Come sempre l'universo ci manda i suoi messaggi quando siamo pronti a recepirli. Grazie di questa dolce condivisione e d queste illuminanti parole, ne farò tesoro. Sono stata fin troppo tempo un "topo"!!

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  2. Bellissimo, il coraggio di cambiare per essere se stessi, anche quando nessuno sembra capirci ❤

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  3. Bello bisogna sempre seguire le proprie intuizioni per non soffocare nell'abitudine

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